da I GIORNI QUANTI (70)

Di notte, finalmente, si alza il primo vento autunnino. Le persiane – da lunga, troppo lunga stagione abituate a restare aperte – sbattono imbarazzate. Una donna, nella notte, si alza anche lei, portandosi dal letto quell’altra comoda abitudine estiva di dormire nuda. Si affaccia alla finestra, si sporge lottando contro il vento per chiudere le persiane e i seni le volano via.

In casa, nell’altro angolo della casa, l’uomo che ha visto-tutto, si siede sul letto, si infila al volo la prima pianella che capita e un intero gregge di scarafaggini giapponesi, colti di sorpresa, in buonaparte viene schiacciato. Un’altra parte di gregge gli cade sul piede. In cucina anche il frigorifero partecipa all’avvento stagionale, sembra ci sia il terremoto dentro di lui. Da fuori è tutto normale ma, mentre l’uomo e la donna, ormai definitivamente svegli stanno preparandosi il caffè, dentro, le bottiglie si stappano da sole, rotolano. L’insalatiera con il rimasto della sera si capovolge e l’olio che cola filtra dallo sportello. I formaggi vengono schiacciati, il ghiaccio esplode scheggiando tutto il resto. Al momento di uscire l’uomo trova nella scarpiera tutte le scarpe impolverate, graffiate, sozze. Sceglie il paio meno danneggiato e dà il primo colpo di spazzola che graffia ancora di più e impolvera, al secondo al terzo è un disastro assoluto. L’uomo è costretto a lasciare la presa, fare cadere lontano le scarpe e le spazzole per salvare le mani.

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