IL VESTITO BIZANTINO – 38

Terre nere apolidi dì del sangue
Letargie regine quali defunti
Furori senza armi ma militi ignoti
Vegliare le stanze sfregiate dalle famiglie
Perfide. Tu da sùbito mi perdi
Ché senza esilio non c’è santità
Di nervi scoscesi resi prigionieri
Di carceri ospedaliere di molti grovigli
Quando uscire era l’esito del Bello
L’arte tutta in attesa, attesa.
Minuscolo arrembaggio poeti adulati
Come bestemmia nella frottola
Della comune ignoranza. Partenza
È per sempre ricordare i dì maldestri
Delle rondini da oscar. Forestiero
È bello salutare chi non ci ha amati
E respinti sulla banchina. Autunno
È arrivato e la caduta è una statua.
Non c’è scampo.

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