UNDICI MESI

Forse avresti preferito bere qualcosa di forte. Poter slacciare la cintura. Toglierti la maglietta finalmente. E tra i ricordi ritornati a galla, pescare almeno solo i meno tristi: quando ti stacchi in volo da terra, quando sprofondi nella vasca da bagno a  -7000  a caccia di calamari giganti; o l’attimo in cui  – tutte le volte – la schiuma del detergente scendendo nello scarico lascia definitivamente questo mondo. Ma quando hai stretto il mio anulare destro la linea Termini Stazione di Sparagogna ha sussultato: scintille sui binari, frane nelle gallerie, un lungo e assordante stridio che si è sentito fino a Regalbuto. Per non parlare degli uomini che hai conosciuto che sono tornati tutti – indistintamente – con facce di pangolini e di mangusta. Per non parlare degli occhi del capotreno che guardano spalancati nel buio. Ora la linea, ora i manometri, ora le cose che ha amato e che – tutte indistintamente –  ora si dissolvono.

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