Ero a casa, nel paese dove sono nata. Era la casa di mia nonna, quella delle vacanze estive quando ero bambina, quella con l’ingresso grande e la cucina stretta. In cucina trovo mia nonna. Non la distinguo bene, è sempre in ombra. Ne percepisco solo la sagoma. Quando mi vede entrare, si alza e si avvicina alla stufa. Voglio prepararmi del tè e riempio un pentolino di acqua da mettere sul fuoco. La nonna è al mio fianco e osserva ogni movimento. Mentre cerco di accendere la fiamma del gas, mi indica qualcosa davanti a me: un pentolino dove l’acqua è quasi tutta evaporata a forza di bollire. Mi rendo conto, all’improvviso, che la stufa è piena di pentolini dove bolle dell’acqua. Tutti i fuochi sono occupati, ci sono pentolini fra un fuoco e l’altro. C’è acqua che scoppietta anche dove non c’è fiamma. Ci sono pentolini che bollono persino sul lavandino di ceramica bianca sulla destra del fornello. I pentolini sono ovunque e ovunque si trovano maniglie del gas, pure sul lavabo, ma queste non possono accendere nessuna fiammella, perché non ci sono gli appositi fuochi sotto i pentolini. Pentolini e maniglie tutti in ordine sparso, senza connessione, senza dimensioni, spalmati sulla superficie come l’orologio di Dalì.
(da VERMIGLIA GOCCIA, MANNI editore, 2023)