Non ancora passato alla storia come accanito avversario di Daniel Daniel, Termos Nugget (1942 – in vita) si configura come rappresentante di una sorta di neo-teismo volto a superare ogni descrizione meccanicistica della realtà. Poiché nessuno prende sul serio le teorie di Daniel, si potrebbe pensare che il suo insuccesso sia dovuto all’aver scelto per sé stesso il ruolo di confutatore degli ultimi, ma ciò nonostante vi assicuro che anche il suo pensiero è altrettanto bizzarro che quello della dispersa controparte. Secondo Nugget l’universo è cesellato da un non meglio specificato Dio, che alcuni hanno voluto identificare in Manitu in barba alle proteste dell’autore, per rispondere alle necessità dell’essere umano, unico elemento da esso contenuto che sia dotato di coscienza. Coscienza viene quindi ridefinita come quell’abilità specie-specifica che consente all’uomo di percepire sé stesso in quanto figlio di Dio e il mondo come prodotto dell’Altissimo cucitogli attorno perché esso possa abitarlo. Riflesso perfettissimo di un Creatore che al contempo trascende la realtà fisica per informarla da fuori e la permea per mostrarcisi attraverso di essa, l’uomo non ha che da smettere di porsi domande. Perché la pioggia cade verso il basso? Perché Dio lo vuole. Perché l’energia meccanica si con serva? Perché di sì. Perché, e qui arriviamo al nocciolo, siamo coscienti di noi stessi e capaci di atteggiamenti intenzionali? Per poter evitare di porci la domanda e fare altro. La questione viene dunque spostata dal “come?” al “cerca di farti meno domande possibili e limitati ad osservare la bellissima intelaiatura della realtà che è stata fatta apposta perché tu potessi goderne, dunque saresti un ingenuo a non farlo.” Pur avendo ripescato dal cappello il finalismo più stucchevole, gli va riconosciuto di aver limitato la sua produzione allo stretto dispensabile, partecipando a pochissimi dibattiti e scrivendo quasi nulla, prima di raggiungere Daniel nell’anonimato e dedicarsi alla contemplazione. Secondo alcuni ricercatori americani inclini alla paranoia e alla scoperta di intricate cospirazioni, dopo essersi rintanato con ebete felicità nell’osservazione dei volatili per una decina d’anni, sarebbe recentemente ricomparso sulle scene nei panni di un certo famoso ornitologo. La tesi, secondo loro, sarebbe corroborata dal fatto che un consistente numero di religioni, mitologie e tradizioni esoteriche considerino la lingua degli uccelli come la lingua magica con cui Dio scrive le leggi del Cosmo.
dal Manuale di filosofia fantastica (Link, 2022)