Onirica β

In una città che non conosco. Città di vicoli, di ponti. Città di pietra. Cammino senza sapere dove andare. Non sono lì per caso, ma non c’è neanche una ragione. Arrivo a una piazza, ne raggiungo il centro esatto, alzo lo sguardo e osservo tutto intorno. Allargo le braccia e incomincio a roteare su me stessa e la piazza turbina intorno a me che giro, giro, giro, senza sosta, leggera come in un volo, con la testa reclinata indietro. Sono vestita di bianco, porto una tunica lunga e ampia, i capelli sciolti. A un certo punto arrivi tu. Ti chiedo di seguirmi e ti porto a un angolo della piazza. Ci dirigiamo a un vecchio confessionale, uno di quelli che si trovano ancora nelle chiese. Ti dico: – Voglio che tu veda dove vivevo. Qui, vedi? Io vivevo qui. Scosto la tendina che serve a proteggere il volto del sacerdote e ti mostro l’interno. Sull’asse di legno c’è un involucro di plastica nero. Ti dico: – Questa ero io. Non ci avviciniamo molto, non tocchiamo nulla. Non possiamo restare a lungo, bisogna andare via. Quel luogo non è per essere visitato. Il sacco contiene il mio cadavere.

 

 

 

(da VERMIGLIA GOCCIA, MANNI editore, 2023)

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