È certo che mai si sarebbe imbarcato su di una nave austriaca, neanche per il viaggio da Trieste a Brindisi, o fino a Patrasso – nulla sarebbe cambiato neanche se l’imperialregia Marina fosse sopravvissuta, insieme con l’imperialregia Monarchia, allla guerra del ’14-’18.
Il piroscafo di linea Theresia avrebbe ripetuto settimana dopo settimana le sue rotte adriatiche, ma egli, indifferentemente se cittadino della Repubblica Federale d’Austria o suddito dell’Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria, mai avrebbe acconsentito a condividere mattinate, tarde colazioni, letture dei quotidiani sul ponte di prima classe con quei molti figuri per i quali l’Imperatore o il Führer andavano egualmente bene.
Al suo tavolo del Café Bräunerhof (Stallburggasse 2, Vienna) prendeva appunti d’epico odio e di divino disprezzo – – – il piroscafo Theresia restava intanto alla fonda in un porto senza più nome, la chiglia ad arrugginirsi nelle acque di un Adriatico dove la storia si strozzava soffocandosi.
(Alla sacra memoria di Thomas Bernhard, naturalmente).