ALL’ORA DI PUNTA

Aprì la porta della camera e fece una smorfia di disappunto. Dopo avere lavorato duramente tutto il
giorno, essere ritornato a casa sotto una fredda pioggia invernale e avere cenato controvoglia, non
vedeva l’ora di mettersi sotto le coperte, ma il letto era già affollato. Certo, si sa, alle undici di notte
è pieno di gente che vuole andare a dormire, ma sperava comunque di trovare un posticino
tranquillo. Si spogliò, infilò il pigiama e si intrufolò fra i corpi ammucchiati. La sensazione non era
fra le più piacevoli. Chiamatemi anche antisociale, pensò, ma entrare in un letto all’ora di punta era
una delle cose che più odiava al mondo. Permesso, disse a un uomo che gli volgeva la grassa
schiena pelosa e che gli rispose con un grugnito, spostandosi appena. Lei deve scendere? Gli chiese
una vecchia dall’espressione ansiosa. Guardi che sono appena salito, rispose scortesemente e chiuse
le palpebre, sperando di addormentarsi alla svelta. Un ronzio fastidioso gli impediva però di
rilassarsi. Scusi, potrebbe abbassare il volume delle cuffiette, chiese alla ragazzina distesa accanto
all’omaccione. Lei lo fissò con uno sguardo ostile, scuotendo appena la testa come per dire: fatti gli
affari tuoi. Sospirando, si girò sul fianco. Almeno, pensò, guardo fuori dalla finestra e mi distraggo.
Un lampione illuminava il tetto della casa di fronte, mentre la pioggia continuava a cadere.

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