Consultata sul futuro dell’umanità, e di tutte le creature sparse lungo la via Lattea, la minuscola riproduzione di sé stessa – che mia moglie tiene nel taschino della giacca – prova a indovinare. Pur avendo il doppio di neuroni, il doppio di sinapsi, e qualcosa come otto sistemi nervosi in più di qualsiasi essere umano, Frau Giusepina non è certa di poter fornire un responso definitivo: troppi elementi concorrono alla possibile riuscita o al possibile fallimento di ogni aspirazione, troppe cose determinano vita e fine delle specie. Non parliamo, poi, della pressione evolutiva. Ci stupisce, però, con uno slancio d’affetto che ha dello straordinario: porta arance alla mia signora, a me spiega la fisica dei sistemi complessi, tesse un kilim davanti ai suoi occhi e a me lecca le orecchie con lingua voluttuosa. Quando parte Take Five, alla fine, non riesce a trattenersi e ci coinvolge persino a battere il piede. Bevo solo Orvieto superiore, mi precisa, tanto per saperlo. Ed allora piovono mandorle tostate. Gusci di paguro. La data in cui i miei genitori si sono sposati, la data del loro terzo bacio. Cadono piccoli spazzaneve, palle di fuoco dal cielo. Cade l’ultima frase in italiano della storia: abbiamo ancora tempo. “Abbiamo-ancora-tempo”. E una coppia di vecchi finlandesi che sogna di morire insieme in fondo al mare.