Storia di navi 3 (una feluca senza nome)

Non so se il Merisi si sarebbe potuto salvare (non sono un medico), so che aveva la febbre alta e che alternava momenti di lucidità a momenti di delirio.

Navigavamo lungocosta, naturalmente, sulla rotta tra Napoli e Palo Laziale e non si separava mai da tre cilindri di cuoio che, sono certo, custodivano suoi dipinti.

Sapevo ch’era il più grande pittore del suo (e mio) tempo e ne studiavo l’ansia e la paura. La morte gli stava alle calcagna, come si suol dire, ma il Merisi sperava nella grazia papale e Roma era la sua pittura futura.

Lo sbarcammo a Palo Laziale, però dimenticò le tele e il bagaglio a bordo.

La feluca sulla quale anch’io viaggiavo, continuando la rotta per Porto Ercole, segnò il suo destino ultimo, seppi poi.

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