(Parlano i resti della nave esposti nel Baglio Anselmi) «Ci guardi incuriosito e attento – forse ne hai motivo, precipitato come sei in un tempo futuro lontanissimo dal nostro, ma – – – frammentàti sul fondo del mare rimanemmo a dissolverci, dissaldarci, schiavardarci pezzo da pezzo, doga da doga – – – – – da Tiro a Sidone, da Cartagine a Mozia, dalle Egadi allo Stretto ricordiamo (ma ormai a stento) ogni rotta di commercio e di guerra – – – – – – – poi fu di nuovo la luce del sole, eccessiva, mani che ci ripulivano della sabbia, che ci riponevano nell’ombra protettiva di una galleria di mattoni e calce.
Ci guardi provando a vedere nell’immaginazione lo scafo e l’albero maestro, la vela e gli alloggiamenti dei vasi.
Nella tua lontananza tu ci stai sognando. Ti stai sognando».