C’È POCO DA FARE

Ci son quelle giornate che pioggia pioggia con acqua su acqua e finisce che non si esce perché altrimenti il rischio è di esondare nei torrenti di limaccia fanghiglia travolti dagli elementi. Avviene in quei giorni il trinceramento dei villici nelle dimore private con assi di legno inchiodate a finestre e porte sbarrate per tener fuori il maltempo che bussa e bussa dando di tuono lampo e fulmine. È tutto un diluvio di ammollo in ammollo. C’è poco da fare in quei giorni bisogna aspettare il bel tempo.

Poi ci son quelle giornate che sole sole con caldo su caldo e finisce che non si esce perché altrimenti ci si essicca nel corpo come pozzi asciugati da picchi di sole sbiadendo. Avvengono in quei giorni gran nudità con spogliarelli domestici per porte e finestre aperte sull’aria corrente che spesso non corre nemmeno si muove. È tutta un’arsura non c’è via di scampo. C’è poco da fare in quei giorni bisogna aspettare che piova.”

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