La cozza è universalmente nota come mistero.
Sebbene ciò non riveli niente quanto alla cozza, il concetto cozza con l’idea. Bene.
La nostra cozza spargeva il sale sul mare a metà inverno, come molte altre cozze, per commuovere il freddo.
D’altra parte meglio un’ostrica oggi che una lastra domani. Questo perchè, notoriamente, sotto la lastra la capra crepa.
Come molte altre onde, si tiene forte per non capitombolare, chiudere il capitolo di violenza per riaprirne un altro a ferro e fuoco poco più là.
Ma altre cose, pensa tra sé (come molti altri), bollono in pentola. Oltre alla cozza.
Sebbene la pentola rappresenti il destino del mitile paradigmaticamente accettato dalla comunità scientifica, non possiamo dire con certezza che al termine della loro esperienza terrena i molluschi non ascendano ad un più alto ordine di significato. E questo si può dire di loro come di molti altri.
Si sa, tuttavia, che il tempo esercita la rovina, il vino l’acqua, la birra la spina – che come le cozze fa molto male se accidentalmente la si calpesta con uno o entrambi i piedi.
Ciononostante i medici suggeriscono di non prendere freddo (scozzigliano sic.) e di prestare attenzione alla natura dei vertebrati, giacché c’è molta speranza, ma ancor più paranza.
Per cui non si è cozza per convenzione: se ricoperti di onori lo si è per menzione, se ricoperti di odori, per ordinazione.
Niente panico, vivranno giusto fino a cento gradi. Perfino cento li vogliono, e fanno i bei tenebrosi, quando, proprio come molti altri, non solo sono tipi coriacei, ma nemmeno sono belli.
(senza alcun riferimento specifico. Non a caso spezziamo una plancia al mitile ignoto)
– da GIOCOFORZA, ECS edizioni 2024 –
(disegno dell’Autrice)