Alla prima convocazione c’era solo una sedia appoggiata al muro del cortile
e Maria Adele pronta con uncinetto e gomitolo. Era solo prassi, la prima
convocazione era la seconda. Alla seconda convocazione arrivarono tutti
alla spicciolata. I Pardi del terzo, gli Olivieri del secondo piano scala B, Ugo
il portiere e la signora Ivana a braccetto con la vedova Perilli.
L’amministratore fu anticipato da un’onda anomala di dopobarba, ci teneva
ad arrivare profumato e in ordine. Fatto sta che per tutti i condomini, prima
che la seconda convocazione diventasse prima, era d’obbligo fermarsi dal
barbiere. Quando Maria Adele, con l’aiuto dal cavalier Brizzi, raccoglieva il
lavoro a maglia e si spostava al centro della sala riunioni l’assemblea di
condominio, meglio nota tra i condomini come Assise della catenella, aveva
inizio. Si raccomandava ai presenti un rigoroso silenzio. Nei primi anni del
suo mandato, Maria Adele aveva optato per i ferri, come la bisnonna
Patrizia, che lavorava con il ferro circolare e dava la parola a ogni calzino
realizzato in men che non si dica. L’Assise della catenella voleva essere un
momento di riflessione, confessione, espiazione e conguaglio dei peccati
accumulati di trimestre in trimestre, fatta salva l’estate. Indietro e avanti nel
tempo, a seguire sua nonna e sua madre e da ultima Maria Adele, il
ticchettio ritmato dei ferri a quanto pare innervosiva gli anziani, oltre che, di
fronte alla maestria nel realizzare calze e calzini, seppure spaiati, mandava
in bestia la vedova Perilli e buona parte delle signore presenti. Per questo, di
comune accorto, ratificato a verbale, si era optato per la catenella. Anche i
bambini sarebbero stati in grado di realizzarla e dar la parola a chi di turno.
Prima di entrare nel vivo, mentre si aspettava che Maria Adele desse avvio
alla catenella, l’amministratore confessava i presenti.