Di Gaza ricordava tutto: il sole che saliva dal mare e avvolgeva le palazzine, le ragazze allegre che facevano la fila davanti al botteghino, la gentilezza dei bovari che spingevano il bestiame al pascolo ancor prima dell’alba e gli lasciavano un po’ del loro formaggio.
Lui che con puntiglio oliava gli ingranaggi del tagadà (o forse sognava di farlo) guardava la città lontana mentre il luna park cominciava ad accendere le sue luci – lui, giostraio ucciso da una pattuglia in perlustrazione, oliava nelle sue molte fantasmatiche vite successive parti meccaniche e motori di giostre che mai avrebbe immaginato nella sua prima vita, l’unica che aveva avuto.