ULTIMI CONDOMINIO

È passato neanche un mese dall’arrivo del professor Rovani. Ornitologo di
professione, lui e il suo segugio Arturo si sono trasferiti all’ultimo piano del
condominio di via Verdi. È appena l’alba quando si alza dal letto e, senza
sgranchirsi, scalzo e a passo spedito, si dirige al gabinetto. Premiti e dolori
lancinanti al basso ventre gli impediscono financo di alzare la tavoletta del
water, così si siede sulla nuda ceramica, le natiche fredde come il rivolo di
sudore che gli scarabocchia la faccia. Il freddo lo coglie mentre un pensiero
lo attanaglia. Cosa? Perché? Ed è allora che si libera e sospira, e il primo
galletto amburghese esce spiccio dalla tazza facendosi largo tra le sue cosce,
si sgrulla e sprimaccia le piume, fa un breve chicchirichì, e si tuffa nella
vasca. Il commendator Rovani si alza di scatto, la paura fa novanta, e vede
che tra i suoi liquami galleggia un pulcino fucsia e, nel mentre lo guarda,
qualcosa lo scuote e dal suo prezioso orifizio fuoriesce un piccolo pavone,
che subito fa la ruota. Rovani a quel punto, tra un premito e l’altro, si rende
conto che la vasca è piena di pennuti di ogni genere e specie: oltre al
minuscolo esemplare di pavone, ci sono parrocchetti, fagiani, un gabbiano
striminzito, una taccola, un merlo, un picchio che batte sulla ceramica, un
passerotto, un pettirosso. Ossignur, dice e fischietta. Si porta le mani alla
bocca. Si porta le mani al becco.

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