– ora che questa porta qui davanti ai miei occhi chiaramente burocratizzata ha smesso dico questa porta ha smesso d’inviarmi messaggi
– ora che alzo gli occhi e torno a guardarla per controllare se sono ancora in grado di grattarne l’idea cioè l’idea della porta
– la porta e ti prego di consentirmelo non è più un simbolo o se ancora lo é si tratta di un quadro momentaneamente appoggiato al muro tra un trasloco e l’altro ormai impolverato segnato incartapecorito qua e la gonfio
– soltanto una pietà sferica mi induce a chiamare ‘porta’ qualcosa che é già stata buttata via neppure buona per la vampa di san giuseppe anche se il beffardo splendore della maniglia di ottone eccita ancora uno dei settori in basso a sinistra dell’occhio sinistro
– so che questa porta sta alla mia sinistra e che anche questo infine é un messaggio vuoto a dispetto dei due corazzieri che stanno oltre la porta ai lati della porta vuoti come la porta
‘presidente perdoni, é l’ora’
– attraverso la porta l’arco rettangolare la soglia passo da una parte all’altra
– so che non attraverso più nulla non passo e questa é la vendetta
– la porta mi lascia in eredità alle stanze in cui per 2/3 della mia giornata vivo
– la vita é un’impalcatura ossea che ricopre la carne
– prendo quest’impalcatura e la sistemo dentro la cornice della porta