Così,
se occorrerà spiegare nuovamente tutto dall’inizio, se saremo ancora lì,
faremo allora come fa un mattino, un passo dietro al suo talento,
o come un appetito per non essere scoperto, rivelato.
Poi proveremo a cercare sempre un luogo al riparo dal perpendicolo solare
(solare)
delle dimostrazioni.
Domani arriva,
dovrebbe arrivare.
Si disinteresserà di te, di te e anche di te solo apparentemente,
e lo farà per evitare il pericolo di lasciare, sì, per non deludere poco dopo quando sarà andato via.
Presumerà forse –
ma non presumerà –
di pulire l’aria preventivamente.
“Ascoltare è un architetto, ascoltare è un architetto”,
lo sentirete ripetere in un silenzio di appena un momento.
Si vedrà la dismisura dei suoi angoli, aperti oltre i 120,
e li aggiungerà a perimetri e perimetri di possibilità che così non chiuderanno mai.
Domani dicono che arrivi,
domani arriverà.
Poi,
osserverete come un mattino non si sveglierà mai da solo,
così come l’inverno farà più simili i luoghi di quanto non sia riuscita mai l’estate –
ma adesso è un altro discorso,
torneremo.
E a quel punto,
bene il peso, bene il mondo, bene ogni lineare, rapida curiosità,
e bene che non si dichiarino le ombre, per lavoro,
per solamente vivere.
Probabile anche che si moltiplichino ignoti, lontani, mentre un pianeta avrà perduto i suoi anelli e dell’universo, il fossile più antico, si rivelerà un gas.
Ma si starà bene qui,
non starete bene qui?