Ieri sera alle 22 e 30 in un locale dell’hinterland palermitano: “L’autunno è una delle più belle stagioni. Oh, finalmente ci godremo un po’ di fresco.“ Ricordo perfettamente di avere sentito dire alla stessa persona che fosse l’estate una delle più bella stagioni, quando, stanca delle piogge primaverili invocava l’estate appunto come se fosse una liberazione. E’ probabile, anzi, quasi sicuro, che abbia detto lo stesso delle due stagioni mancanti: l’inverno e la primavera. Adesso non ricordo bene. L’argomento è stato ampiamente trattato, personalmente però consiglio la lettura di una poesia in particolare: W.B Yeats, la Ruota, tra le “QUARANTA POESIE” di Einaudi.
Durante l’inverno invochiamo la primavera,
E in primavera invochiamo l’estate,
E quando le siepi traboccanti risuonano
Diciamo che l’inverno è il migliore di tutti;
E dopo non c’è nulla di buono
Finché la primavera non sia giunta –
E non sappiamo che quel che ci turba il sangue
E’ solo il suo desiderio della tomba