è accesa nella sua mano
l’illumina
allo sguardo – – –
lui vede di lei che non sa – sfondata la porta – più di quel che lei possa,
vedersi. La testa nel fieno di una stagione,
nel gas dello sguardo, sprofonda
assopita nel gregge …
La sua – folle testa – è caduta nell’urto più in là
tra i semicoltivati inverni ora portata via dall’acqua piovana dilavata
“e vecchie foglie posticce tenute a natale nella mangiatoia
tra le gambe” in gocce singole e poi rigagnoli più che scorrere veloce sull’arsura di stecchi
del giaciglio pungente, acqua che fu sull’altra riva.
Partirono da quella, file di formiche attraverso la pittorica Allegoria, tutt’intorno
un paradiso di canne nell’après-midi dei flauti piegate.