Ma l’amnesia è una (temporanea) malattia
o un’astuzia del soggetto conscio o inconscio
che si assenta a se medesimo, ai suoi memi
e fastidiosi che sempre lo richiamano ai doveri
della sua identità, della sua responsabilità?
Contro i quotidiani, ripetitivi riti ed obblighi
del civile memorandum, della sociale mnestica
non è assai più confortevole e invitante
celebrare delle paniche feste ‘amnesiache’
per disindividuare l’individuo, per restituirgli
la leggerezza d’una irresponsabile libertà?