UNA CIRCONFERENZA (VI)

quando è entrato nella stalla l’ha trovata scarna, vuota abbastanza da non farlo apparire pesante immobile trascurato in volto e segnato impalato destabilizzato, ma era scarna vuota, tanto: le navate, le pareti a precipizio montate troppo in fretta, ma impeccabili nel vuoto con un cimabue dorato, impiccato alle assi da un terremoto. la conclusione, nutrita dall’immagine dorata, calata dalle assi a mezz’aria, annaspava la lettera annusandone il disagio: a quello spazio seguiva allora una palude, una rastrelliera, una carcassa ancora d’oro, un uovo, una fiaccolata anonima senza cause e oltretutto spontanea e crudele. solo l’uomo all’uscita ripeteva, assecondando il deserto: allora ritirati, scegli una palude dove la lingua arretra e i piedi, instabili, dibattono labili il senso. organizzati. ti manca un braccio, un pezzo di cranio, colpisci il vuoto per sfinire il corpo, senza arti: ma tu organizzati, mancanza.

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