La voglia di stare sul cornicione
non mi abbandona. Sono fragile e stolta
quanto rondine stramazzata
vile oracolo logorante collera.
Il dubbio di resistere collocherà
il mio altare ruvido, memoria di mia madre
che non tenni. Solinga zattera di guerra
persi tutto in un talamo di spine
aureole inutili sollevarsi da terra.
Migliore di me la corolla di gettarsi
nel lastrico che mi opprime
discordia inutile. Via via eremo
di mesi canuti fati di schiavi.