EQUATORE VOCALE

Il chiasso è infernale. Tutti parlano con tutti. Sbraitano, ridono, si complimentano, si ingiuriano. Le urla e gli strepiti. I pianti tambureggiati di singhiozzi. In verità però con me sono premurosissimi, quasi affettuosi. Se chiedo un martello si danno subito da fare e mi portano cose che secondo loro  somigliano a un martello, anche se non sono martelli. Se chiedo cibo, arriva quasi subito una carota o un ramoscello di una pianta che credono commestibile. Se chiedo da bere, filtrano acqua dalla fanghiglia e me la porgono sorridenti tenendola nelle mani a coppa. Oppure mi offrono orina, muco, benzina, perché non hanno ben chiaro cosa intendo quando dico acqua. Il problema è capirsi, ma con tutto quel gran frastuono le cose si complicano. Non c’è mai tregua. Gli strepiti, i grugniti, i malintesi, i rimbalzi non finiscono mai. Con tutto quel religioso rumore. Con quel gracchiante equatore vocale.

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