Non ti hanno amato i tuoi genitori. Non ti ha amato, né ti ama tua moglie. Non credo tu abbia amici. Forse, ma non credo nemmeno questo, ti amerà l’altra tua figlia. Quella più piccola. Quella che le urlavi di fronte che non era figlia tua. Bestia.
Voglio questo odio perché è quello che ti meriti. Bestia. Tu non hai poco. Tu non hai niente. Forse sono io quella che non è figlia tua. Non ho nulla in comune con te. Forse non puoi capire. Ma su questo non mi sbaglio: guardati. Bestia. Guarda cos’hai costruito, quali sono i sentimenti di cui ti circondi. Bestia. Guardati intorno. Cosa vedi? Cos’hai alle spalle? Cos’hai fatto di buono in vita tua? Cos’hai imposto agli altri che sia stato migliore di quanto sia stato destinato a te? Io supererò questa malattia. Tu non avrai, e non avrai mai avuto, niente. Bestia. Idiota e cattiva. Avrai che ne parleranno i libri. Bestia. Io ti distruggo. E mi devi ascoltare. Perché tu hai nutrito il mio odio. Perché anch’io avevo il diritto di amare un padre. Bestia.
La vendetta mi permette di riequilibrare le ingiustizie della vita. Si rinsalda l’immagine alla realtà.