Il passo è saltato sull’orlo del primo racconto e ha suonato in diesis il pensiero sterrato.
Fa la mi sol. FAntasie di placenta e LAterizi di crescita, MIdolli di dubbi e SOLidi in fiato.
Sul passo è cresciuto lo stivale dell’orgoglio, cuoio su distacco di pelle, rigido contro l’acqua. Silenzio sordo sulla riva del secondo fraseggio.
Si è inceppato il passo, all’aprirsi della cerniera lungo la gamba. Ginocchio-malleolo, senza sutura, bocca verticale che parla per scherno del mondo. Verso l’accordo in re minore.
Poi l’orma, ultima e vuota. Stoffa di carne intorno. Colpa della bomba scoppiata dove il pentagramma non vede, giù dal rigo dell’ultima fossa.
Ora il passo intona la sua corsa bianca.
A terra, cediglie, code, teste.