Tu lo vivi
insieme a me
questo tempo,
che ti ripaga
in sigarette
fumate in piedi
appoggiato alla colonna
del parcheggio aziendale
ai margini di una
pozzanghera nera
e poche auto a beccheggiare.
Oppure in colori
nei vasi a fiorire,
mentre la tua schiena poni
su spalliere ergonomiche.
Tu lo vivi
insieme a me
questo tempo,
che ti ripiega
nel ventre infernale
di una catena
di montaggio,
e ti asfissia
e ti sbianca le nocche strette
attorno a uno sterzo
d’auto, un solo corpo
di carne, resina e metallo.
Capirai dunque il privilegio
di percorrere quei viali di marmo
e cemento, senza vento,
che conducono al frigorifero
delle occasioni,
fra siepi mobili in poliestere,
giovanotti chiassosi
e panchine multicolore.
Non devo loro nostalgia
né rimpianto o desiderio.
Asettici anestetici,
neutri templi all’inesistenza.
Sfilare invisibile
fra gli invisibili.
Annientarsi piano piano
e finalmente scomparire.
(estratto da Il Logorio della vita Moderna, 2021, su autorizzazione dell’autrice)