LA STAGIONE IN CUI FIORIRONO GLI AMORI TRA I RAGAZZI E LE VECCHIETTE

Non era un anno particolarmente felice della storia del mondo, forse nemmeno particolarmente tetro, la pandemia andava scemando a poco a poco, qui e lì facevano capolino guerre e carestie. Ma in alcuni luoghi protetti, dove era ancora possibile cucinare torte e mangiare veri e propri gelati con lo zucchero, si manifestò la nuova moda dell’amore appassionato fra i ragazzi e le vecchiette. Quale ne fosse la causa resta oscuro. Forse il fatto che la pandemia avesse falcidiato le donne in là con gli anni, rendendo le superstiti in qualche modo preziose, nonché piene di rinata euforia e gioia di vivere, accanto alla nuova condizione dei ragazzi provati dalla pandemia, confusi e incerti, bisognosi di un punto di riferimento, di una saggezza. Può darsi, ma nulla del genere successe alle ragazze che continuarono a interessarsi a donne adulte, uomini adulti, donne anziane, uomini anziani come avevano sempre fatto, né ai vecchietti che al contrario più di prima si rintanarono nei confini delle loro case. Probabilmente la prima coppia si formò fra un giovane atleta boliviano che con alcuni amici si allenava su un grande marciapiede e una vecchietta sui settantacinque che passava saltellando e sorridendo, il ragazzo apostrofò la donna in questo modo: Signora, le serve una guarda del corpo, e lei allargando ancora di più il sorriso disse sì. Lui se la prese sulle spalle, i grigi capelli al vento e se ne andarono da qualche parte, forse al mare. Fatto sta che da lì a poco le coppie si moltiplicarono, ai caffè era tutto un gioco d’occhi fra i tavoli, che finiva con una gracile signora sulle solide gambe di un ragazzo o viceversa una vecchietta corpulenta che si prendeva in collo un ragazzo gracilino. Coppie siffatte si facevano notare un po’ dovunque, sedute sui muretti, sfrecciare sui monopattini, lui davanti e lei dietro o viceversa, pattinare sulle strade a scorrimento veloce ridendo delle macchine. Mai non fu vista in giro, portata con tanta disinvoltura e orgoglio una tale quantità di capigliature d’argento d’ogni foggia: capelli lunghi, corti, boccoletti, torri. E noi, che eravamo troppo giovani per partecipare alla festa, ci tingemmo i capelli di grigio e di bianco, ma i ragazzi non si lasciavano ingannare. Ci fu fra quelle coppie qualcuna coraggiosa abbastanza da affrontare l’incontro fra i corpi, quelli delle vecchiette, così speciali, ognuno diverso dall’altro, quali pesanti meno di una foglia, quali incredibilmente morbidi e vasti in punti imprevisti, le pelli brillanti come scaglie di serpente e quegli altri, vigorosi, la pelle liscia, magri o rotondi ognuno così nuovo. Ci furono fra quelle coppie le esploratrici dei corpi, ma la più parte di loro non ebbe l’ardimento di affrontare lo scoglio, furono vinte dal pudore, e allora, come accade quando il desiderio è intenso e trattenuto, le coppie si dilettarono in tanti modi: lettere d’amore a voce alta, tessitura di amache lungo il fiume, murales di parole senza significato in bella calligrafia lungo ogni muro: una fioritura d’arte insensata che ci accompagnò in quei giorni su ogni strada. Nessuna delle coppie fu infedele, c’erano mondi da scoprire così imprevisti che a nessuno di loro il compagno o la compagna venne a noia. Finì come finiscono le mode, a poco a poco, inavvertitamente: ragazzi che rientrano nei ranghi, che trovano un angoletto nel gioco del mondo, vecchiette che muoiono serene mano nella mano di un ragazzo. Molti ragazzi attraversarono il dolore e ne vennero fuori con una forma di saggezza tutta nuova. Non si ripresentò un fenomeno uguale, quella generazione di ragazzi restò unica, trovarono un lavoro, precario e malpagato come tutti, qualcuno mise su famiglia, qualche altro no, ma mantennero tutti negli anni una svagatezza sorridente, una distrazione, tale per cui nessuno di loro a quel che so assurse a un ruolo di responsabilità o comando. Della stagione in cui andarono di moda gli amori fra le vecchiette e i ragazzi non si parlò più, se ne perse quasi la memoria. Restò, come un residuo, e ancora oggi vi può capitare di sentirla, questa formula di corteggiamento: Ciao ragazzo, posso essere la tua vecchietta? 

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