Parla un soldato: rullano i tamburi. Madama stira una camicia: sua figlia ha completato un sudoku. L’ecografo sentenzia ispessimento dello stomaco: messié cerca ancora parcheggio. Potremmo continuare all’infinito – o quasi: Vulcano, Vulcanello – Stromboli, Strombolicchio – La Canna, Filicudi – Scoglio Faraglione, Salina. O ancora: salotto, disimpegno – camera da letto, spogliatoio. E dire – persino – che il cane deriva dall’uomo, e forse avremmo pure ragione. O che la coda, sempre nell’uomo, sia scomparsa proprio per l’esatto contrario. C’è un posto, però, dove la corsa del maratoneta smette di avere senso più che in qualsiasi altro luogo. Dove la lingua smette di articolare i soliti inutili tentativi di spiegazione. E che non ha eguali. Né ramificazioni, ovviamente. E non è l’acqua. Né la mancanza di atmosfera. Né il nome che i tedeschi danno agli antenati più prossimi: Oma und Opa. Nè gli ultimi minuti di vita di una lucertola delle Eolie.