FANNY

Fanny correva le ore del giorno e guardava il cielo cadere e alzarsi ad ogni tiro di serranda, per ogni giro d’ordine, instancabile d’azzurro e grigio, specchio per il sole e spugna per la pioggia.

Lavava i minuti di invenzioni, dietro gli occhiali, in punta di sorriso.

Come fare per essere ancora, donna e moglie, ma sempre ragazza. Divertita e preoccupata, come la vita correva per il vicolo sghembo, verso il porto e oltre il mare, tra persiane aperte chiuse, verdi e ridipinte, che sapevano di fiori e di campi. Perché dentro aveva il vento del paese cambiato in città, i ricordi scrostati delle prime conquiste, i pensieri al posto dei figli.

Oggi c’è forse un legno sulla porta del tuo negozio. Eppure si sente il tuo passo che continua e non finisce e dice i metri sono invenzioni, così come i prezzi.

Fanny guarda dal ’72. È bella. Come la preghiera che aveva scelto, insegna del suo nome.

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