Cose sbagliate in subordine, melliflue, roboanti e veridiche, oppure stratosferiche a menicorto – robe che non si dicono, che non si appellano né di sotto, né di sopra, che non direbbero mai l’unica storia credibile di qualche mondo inutile, di queste mani indurite dal callo della lavastoviglie, dal sapone sgrassante e verde oltre ogni dire, verde ch’è verde e verde come ramarro campestre: e merde. E poi l’alone giriforme, l’alone che non si dimentica, l’alone intenerito e vibratile, l’alone del salone del Solone e del Malone di Tolone e Lione e Torone: no Torino – Torone.
E – quand’inutile cartone, di questi anni a venire, che non vedrai, ai.
Che morirai.