interpun(i)zione

le prime a morire furono le virgole. stipate in una valigia strette strette
legate tra loro di nodi scorsoi sparirono dalla pagina. subito dopo il punto
interrogativo e l’esclamativo decisero che era arrivato il momento di non
fare domande non c’era niente da esclamare. delle parentesi nessuno si
preoccupò più di tanto. non c’era bisogno di aprire e chiudere porte tanto
meno di fare incisi. il punto pigro risalì la corrente come un salmone e
arrossendo scivolò tra i ciottoli per poi affrontare rapide di caporali apici
singoli apici doppi. i trattini brevi se la diedero a gambe anche tra un anno e
l’altro e così il punto e virgola restio all’inizio con l’acqua alle caviglie poi
alla vita infine a lambire le spalle a riempire la bocca di punti e virgola belli
che morti solo da deglutire. rimasero scialbi i puntini di sospensione.
Gennaro ne metteva quattro. Aldo Manubri si spingeva a cinque a volte
sfidava pure l’otto. Maria Carla invece rispettava la triade. ossequiosa che
era li chiamava padre figlio e spirito santo.

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