Fragore assordante. Forse è caduto un palazzo. Con il motociclo svolto a destra; alle spalle, fumo e polvere.
Svolto a sinistra, sirene.
Precipito in un ammasso di vetri rotti, materiale plastico multiforme, liquidi multicolori; fetore di putrefazione.
Non riesco a sollevare il motociclo da quel cumulo di materia marcescente; da lontano, una banda di cani avvista il mio corpo.
Corrono, tutti, verso di me.
Colpi di lupara li fermano.
Alcuni cani vengono abbattuti, altri si disperdono.
Un vecchio, sdentato, dal primo piano di una palazzina fatiscente, sorride.
Dice: non riesco a sterminarli.
Si riproducono e continuano ad infestare il mio quartiere.
Ma io sparo.