RISVEGLIO DI GIUFA’ (perdutamente solo) di Francesco Gambaro

Sotto le 6 piante del giardino, le sei donne che ho sotterrato. La mattina accompagno 7 bambini, tutti maschi, a scuola. Vostro padre non ha avuto fortuna con le donne, non è mai andato a scuola purtroppo. Datemi ascolto, studiate e accoppiatevi tra di voi. A mezzogiorno mi scaldo, penso ai miei 7 bambini nelle mani dell’assistente sociale. Mi guarda con turgore, non le farò mai mettere piede in casa, i bambini me li lascia fuori da questa porta, non la farò diventere la moglie numero 7 con circa 8 figlimiei e un’altra assistente sociale valla a trovare. Quando mi scaldo ragiono così, poco che quasi strapenso. Strapesando scolo la cipollamolla dello sfincionello sul cotto siciliano, poi faccio da pompiere con la pompa allast allimon. La sera, precisamente al tramonto il momento più infinitamente triste della giornata perdutamente solo, stilo l’elenco delle cose che non esisteranno più. Per oggi, non esisteranno più sillabario, divina commedia, cappella sistina, uvafragola e io che mi ci metto sempre. La fine delle cose si sbisogna in prima persona. Dietro la porta dello stanzino in cui rimasi chiuso, proruppe mia madre, agitata spaventata isterica? Cerca la chiave Giufà, devi avercela da qualche parte. Giufà rideva soffocato perché l’aveva ingoiata.

Quando è tempo, le poto con liquore.

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