Pochi italiani ricordano, letto, citato, saputo Gaspara Stampa. Ingeborg Bachmann, austriaca antiaustriaca felicissima italiana, ja. L’epigrafe a una sua raccolta è il famoso verso di Gaspara: “vivere ardendo e non sentire il male”. Che è la prova provata che Ingeborg non si diede fuoco e quella del suicidio una leggenda tutta romana.
A voi, miei uomini meschini, come se non avessi mai / nascosto in me cento di voi, a voi sì, miei uomini / la bocca tumefatta dalla sua purezza insidiosa / ho liberato e il mio choc blando e desolato, gustato / assaporato. Respiravo: di più. Più di voi, più di me / più di tutto insieme. /
Ho messo fine a questa muta ribellione / nella proprietà, ho deriso voi, la vostra proprietà, la carogna / che avete posseduto, non me, solo questo torso morto, / questa mano storpiata, niente di più – Io respiravo sempre: di più. / la vergogna mi è venuta meno in quest’orgia, / l’infamia borghese con le sue umiliazioni / della noia e del rapido giudizio conclusivo / su una carne che è viva come il suo spirito. /
Il deserto ha accolto i miei occhi con la sabbia, del mio cuore / devastato ho potuto parlare soltanto prima, ora è devastato / meravigliosamente, i veli di sabbia si alzano, le dune lo hanno preso, / mitigano i miei sguardi con il loro disegno infinito / la mia marcia verso il mar Rosso. Dico di più, io di più, ancora / di più della sabbia. /
Questa infamia, la cui croce ho portato per metà della vita / finché mi ha spezzato la schiena, lo sfruttamento / senza scrupoli di un appassionato inizio di Tu. / Tu, è dove è poco, dove la razza vile / alla tua vile razza bianca dà un ceffone, tanto / che tu dimentichi le sere con i nonni bianchi, / non porta la camicia ciò che è qui, è vecchio e giovane, / reale e senza scrupoli.// Ingeborg Bachmann
“Felicissima lei, da che sostenne / per sì chiara cagion danno sì chiaro!” Gaspara Stampa