Accampamento 2 – La rendicontazione

Non capita spesso, soltanto forse alla località fornaci, di vedere la stalla illuminata, dove la strada va in doppia curva ai limiti del borgo. Non è la fabbrica del compositore quella che fa luce dalle finestrelle in alto, che macchia la sera e scalda lo sguardo. Casa più d’una casa, penetra come un fiato, come giaciglio adatto alla resa giusta del corpo. Stanchezza senza rendicontazione e mentre per le calde bestie, incorporato il giusto fieno, monta in mammelle il latte di domani, la paglia costa un botto; niente pacciamatura per l’orto quest’anno. Bagliori d’acciaio intrappolano controluce le sagome laggiù. Suono che romba, crogiolo che tracima, gocce e lapilli incandescenti, abbaglianti colate, rumore o forse musica che Luigi registrò, di quell’eruttare da uno stato all’altro di materia gettata nello stampo e di raffreddamenti ad aria viva, esplosa. Al nono giorno con l’acciaio di cosa fatta, barra senza minuti-uomo, ancora un nastro ed occhi fissi sulla mai sera. Mai.

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