ACQUA DAVANTI E VENTO DIETRO

 Divembre.  2.1.
“ …Qua dentro non si respira… L’aria è troppo viziata da…” . Me lo dico sottovoce e, subito, senza che sia necessario ripetermelo una sola volta di più, ne aver riguardo alcuno per i presenti, pochi e ad esser sinceri, a quest’ora della notte – è tardissimo e fa un freddo cane! – tutti quanti fottutipersi dentro un personalissimo perbenismo alcolico, così ostinato da render vana sul nascere ogni comunicabilità, qualsiasi ipotetica intesa, con la precipitosità dettatami da una paura ormai incontrollabile – già boccheggio come un pesciolino rosso fuor d’acqua – corro verso la vicina porta-finestra e spalanco uno dei battenti scorrevoli. All’istante, vengo risucchiato all’esterno insieme alle tante rivoltose sfilacce giallognole di un rivoltante fumo bavoso, multirazziale, da un gelido vento randagio che con incomprensibile, risentita mulaggine, cerca, le tenta proprio tutte!!! di scaraventarmi contro le querule chiome palpitanti dei tigli.
    Per quanto mi scervelli, adesso, non saprei spiegare come abbia fatto a liberarmi da questa formidabile stretta eolica. Ricordo… sì, ricordo, ma molto vagamente, d’essere riuscito, quand’ormai disperavo per la mia sorte, tentando il tutto per tutto, a riguadagnare, a forza di abborracciatissime bracciate, la bovina pacatezza del sedile della sedia. Dopodichè, mi sono ritrovato così stanco da avere appenappena il tempo di inzuppare il mio fazzoletto sporco di muchi antidiluviani nei tanti sudori freddi che colavano copiosi da viso e poi, sono crollato insieme ai miei delirìi più oscuri su un ossuto angolino dolorante di gomito incollato sugli sciropposi viscidumi del tavolinetto… Le mille raspose setole nere di una vecchia, sporca, spelacchiata scopa da befana napoletana passata e ripassata a bella posta e allabellemeglio dal proprietario del locale, di solito gentilissimo, mi aizzano contro, senza tanti complimenti, orde e orde di bioccoloni litigiosi, pollini urticanti, stagnole luccicose, baruffe di muffe, miraggi analcolici, tempeste di cenere, una pinctada maxima, unaduetrecinqueseiotto zanzare tigre, due reggimenti di grilli brilli, un mal di testa e, toh! che strana coincidenza! anche un paio di Cibalgine! Esco dal bar. Puahhh!!! “Bar!!!”, se così si può definire questo traballante manufatto in perenne costruzione, questo impossibile ammasso rugginoso di lamiera, alluminio, vetraglia e assi di legno tarlate, questa sconcertante accozzaglia di materiali tenuti assieme e a malapena da chiodi, spaghi, colle & similari, questo sordido localaccio da tre soldi dislocato ‘strategicamente’ nel bel mezzo di una imprecisabile, cicalante, contrada dell’entroterra mesSicano!!! Fuori, c’è un freddo cane!!! Anche le stelle, numerosissime dentro i miei occhi in stallo nel tremolante cielo divembrino fanno brrr-brrr-brrr-. Un sottilissimo strato di ghiaccio chicchiriante ricopre ogni cosa, …

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