ANCORA D’ANNUNZIO di Gaetano Altopiano

Riguardo la pietà della morte la precisione di Gabriele D’Annunzio è stupefacente. Una tale forza narrativa che tocca il suo massimo disgustoso nella pagina in cui un marinaio sparge segatura per asciugare il sangue e il siero colati dal lettuccio del compagno morto in un incidente, Giuseppe Miraglia. Si leggano le pagine del “Notturno” dedicate alla sua veglia funebre per averne la prova. Inutile riferire altri particolari, la densità della scrittura ha dell’incredibile: un vero bollettino della pratica funeraria nella prima guerra mondiale. 

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