BENESSERE MILITANTE – Scena XIV (2)

«Perché vogliamo fare questo film? Per lasciare una specie di documento ai posteri?»
«Facciamo un film per raccontare una storia.»
«Una storia o la nostra storia?»
«Una storia attraverso la nostra storia. Ma perché queste domande?»
«Solo per capire meglio il senso di quello che stiamo facendo.
Ridotta al minimo, la storia che raccontiamo non ha niente di speciale. Morti per ecstasy fuori delle
discoteche ce ne sono ogni weekend, gruppi di giovani sballati con una vita di eccessi anche.»
«Non ha niente di speciale, ma è un concentrato, tiene insieme tutto come fosse l’origine, la storia
Madre.»
«Quindi distilliamo un’intera generazione fino a ridurla a poche gocce di una storia locale
concentrata?»
«Sì. La nostra generazione.»
«E’ questo lo scopo per noi?»
«Non capisco dove vuoi arrivare… porta pazienza, dopo il terzo spritz…»
«Intendo: abbiamo un messaggio da proporre, una visione o che ne so?»
«Adesso ho capito.
No.
Io non ce l’ho un messaggio. Un messaggio. E’ andato tutto a farsi fottere, vale ancora la pena fare
proposte per il mondo? Dai, siamo andati oltre il punk, siamo stati squatters che occupano la casa
comprata dal papi, cosa vuoi proporre? Hai una causa per cui lottare?
Poi è troppo impegnativo, fare proposte è impegnativo e dopo che le hai fatte devi starci dietro,
curarle, fare in modo che abbiano la possibilità di svilupparsi, di crescere. Fare proposte è come fare
figli senza neanche aver scopato.»
Prova tecnica di dialogo da inserire ad un certo punto, come oscura perla di saggezza con le mani
alzate, arresasi.

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