Nella sua Piccola posta sul Foglio di ieri, anche Adriano Sofri si caccia – senza volerlo sperabilmente – nella più forzata delle storytelling. Scrive, ricostrundo la scena del duplice delitto di Palagonia che “immaginare di essere ammazzati da uno sciagurato che poi si metterà addosso i nostri pantaloni dà all’orrore un’insopportabile scandalosa intimità.” Sofri, hélas, trascura la ragione non perversa della sostituzione dei pantaloni: quelli di Mamadou, infatti, erano completamente schizzati di sangue e ritrovati nel borsone insieme alla misera refurtiva. Aggiunge poi pathos a pathos in fuoricronaca sostenendo che pochi italiani rifiuterebbero di regalare un paio di vecchi pantaloni a chiunque. Anche se questo chiunque si presentasse insanguinato o in mutande?
Derapo anche io con una considerazione: quando stai dentro una stiva, picchiato, soffocato, contiguo a corpi morti e alla morte, l’orrore ti penetra e non ti abbandonerà più, non sarai più quello che eri, soprattutto non sai cosa diventerai. Che è poi il tema dominante di Devozione, di Giorgio Chiesura. Solo che per lo scrittore veneto la stiva fu il campo di concentramento: “Mi sentivo solo un’altra cosa, una cosa atroce, e sapevo che questa cosa atroce era più vera.” Verità dure che indussero i potenti Levi a chiedere a Mondadori il sequestro del romanzo.