(capitolo ventitreesimo) E GLI AVOCADO SPARIRONO NEL GIRO DI UNA NOTTE

– Mio padre era un tipo positivo sempre con la sigaretta in bocca e se tossiva sosteneva che gli era andato qualcosa di traverso. Diceva le cose più terribili nel modo più normale.  Ricordi Franco? Si, il commercialista, Franco è sparito e la casa al mare non è più nostra. Tranquillo anche quando si è operato come una cosa facile ma poi è finito nella casa di riposo delle suore. Se non fosse stato per le scale, pensava lui, andava sempre a piedi, non usava ascensore e l’ultimo piano lo stancava. Non sarebbe potuto comunque rimanere solo a casa, avrebbe avuto bisogno di assistenza e dalle suore sembrò la soluzione giusta. Era contento all’idea di conoscere altra gente, infermiere, nuove bimbe, diceva, ma per lo più si consolava a briscole, dama e nella sua stanza con letture anche internet. Tutto funzionava secondo le sue aspettative e per me era sufficiente. Non durò molto. Un giorno lo trovai inquieto. Agitato cercava fatti, resoconti, prove. Ricapitolava gli eventi. Infuriava sull’urlo, gli strilli della donna. Un delirio inconsolabile. Aveva letto di Mussolini e della Petacci, prima di essere uccisi… tutto da internet.   Sapevo delle sue fisse, patria famiglia e religione… l’ordine tradito, evacuato, diceva, severo, ironico, risentito, mai però così fuori di sé. Fui sul punto di toglierli con una scusa il computer ma intuivo  che non avrei risolto nulla e invece mi sembrò una cosa buona che si lasciasse coinvolgere in un corso di pittura. Iconografia sacra. Gli ospitati devoti misero mani a pennelli e con loro papà si innamorò del mistero, dell’oro, delle belle forme. Anche in questa occasione le cose non andarono per il verso dritto. Papà non era un pittore ma sicuramente era più abile di un principiante. Da giovane disegnava mappe militari e da quello che ho visto, era preciso, abile a rendere rilievi e particolari. Tuttavia alle  piccole gratificazioni dell’inizio: bene, continui, seguirono da parte della maestra rampogne tipo: A chi pensa mentre dipinge? Alla sua fidanzata? Al viso della sua ragazza? Le sembra un’espressione degna della Vergine? La maestra diceva queste cose davanti a tutti e papà non rispondeva. Papà sapeva di non meritare tanta severità ma pur di mantenere il rispetto, forse anche un po’ invaghito, lasciava correre. Non tollerò però quando la maestra un giorno gli disse con disprezzo che il viso da lui abbozzato aveva “il piglio maligno del duce” disse proprio così.

– e lui?

– in lacrime

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