“Cappelli” di Gaetano Altopiano

Il desiderio di ogni ragazzo haredi (ebrei ultraortodossi) è quello di poter possedere un cappello Borsalino. Mai uno di loro andrebbe a capo scoperto, in segno di rispetto verso Dio, e a Mea Sharim, quartiere di Gerusalemme, la mitica griffe tiene un negozio frequentatissimo. Armadi a muro riempiono le pareti: pile e pile di cappelli, solo cappelli, e tutti di un unico colore. Il nero. Ma in decine di modelli diversi, uno, probabilmente, per ogni diversa yeshiva. Gli chabad, per esempio, li usano con la testa più bassa, i lituani più alta, e uno che vuole sembrare rispettabile indosserà sempre un cappello alto e largo. Altra cosa che non sapevo è che a un ebreo taglieranno i capelli per la prima volta a tre anni, e mai prima di allora, che a tredici comincerà a coprirsi la testa e che mai e poi mai potrà toccare una donna che non sia sua parente. Nemmeno per una stretta di mano. 

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