STORIA DI TRENI: TRENO NOTTURNO PER NAPOLI

La Regina di Napoli cantava Casta Diva davanti al pubblico dubbioso e malfidente. Il buio della sala retrocedeva sconfitto davanti alla sua voce sovrana. (Quando nel vagone-letto prima di addormentarsi la Regina di Napoli si dava piacere dichiarava il suo disprezzo per quei maschi in realtà impotenti). A ogni recita …

STORIA DI TRENI: STAZIONE DI GAGLIANO DEL CAPO (LECCE)

Qui vanno davvero a terminare i treni e la strada ferrata (questo non è un modo di dire): pochi chilometri oltre ci sono il Capo di Santa Maria di Leuca e il mare. Due vagoncini a trazione diesel uniscono il (quasi) ultimo paese del Capo al capoluogo di provincia, ma …

STORIA DI TRENI: STAZIONE DI CUNEO

Allo scalo ferroviario di Cuneo il capostazione-musicista guarda gli scambi: sono precisi e non sbagliano un solo scatto. Brillano lucidissimi alla luce del giorno, fanno dolcemente scartare i locomotori che, rigorosi, si avviano al deposito oppure alla composizione del convoglio o trascinano per accelerazioni graduali le carrozze verso la stazione …

ANGOSCE DI UN MATEMATICO NAPOLETANO (5)

(Palazzo Cellammare) mi chiedi se c’è distanza tra la matematica e la poesia (no, non ce n’è) ● suoni Brahms e dalla strada risponde un organetto sulle note di Addio Lugano bella, umile e baldanzoso, allegro e preoccupato ● mi chiedi se c’è distanza tra la politica e l’amore (no, …

ANGOSCE DI UN MATEMATICO NAPOLETANO (4)

Caccioppoli ricopre annottàti fogli di scarabocchi, unghiate, frasi, numeri ● la lavagna nell’aula all’ateneo è interminato nero ● o notte profondissima miniera di numeri come un’immensità dove discendere a ● scavare, scrostare, strappare, sgiungere, sghiaiare

ANGOSCE DI UN MATEMATICO NAPOLETANO (3)

s’inabissa il numero nei visceri della città speziata: qui discendo scale androni cunicoli passaggi ● ‘a luna rossa sorveglia stanotte la mia insonnia – s’inabissa beffarda nella gola dei quartieri di tufo ● San Biagio de’ Librai, non mi tradire: fammela catturare, ch’io ne beva l’aspro succo del suo girovagare, …

ANGOSCE DI UN MATEMATICO NAPOLETANO (2)

matematica e libertà sono anche un impermeabile liso e spiegazzato addosso all’inquietudine ● la Marsigliese cantata una sera in pizzeria e le camicie nere stravolte di rabbia ● si discute per ore a un tavolo sotto una nuda lampadina ● Renato si rigira nella tasca sgualcita un’edizione di Rimbaud, cerca …

ANGOSCE DI UN MATEMATICO NAPOLETANO (1)

il numero conosce epifanie: poi disperanti eclissi ● stride traccia di gesso su annottata lavagna (e visionaria) ● enigma, velo, ombra nel viscere della città speziata ● il numero si eclissa ● il suo inseguitore non cede

MOZART SUONA PER L’ORECCHIO DI VAN GOGH (3)

l’inutile, l’invendibile, l’abbandonato, il disprezzabile, l’ammaccato gli piace e l’accoglie, lo conserva in valigie vecchie di strappi e di graffi, ne compone melodie, ne strofina con le dita i margini lisi impila le valigie nel magazzino di una stazione di rifornimento abbandonata da anni di quando in quando ne sfila …

MOZART SUONA PER L’ORECCHIO DI VAN GOGH (2)

oh, se parigi si potesse copiare metro dopo metro a matita! uno scantinato dell’île saint louis dove mozart imbraccia il sassofono per suonare kind of blue dove van gogh disegna navi sul muro dove il mago di riga gioca a scacchi nel vorticare del fumo di sigaretta dove il labirinto …