PER SOTTRAZIONE

Nel nome e nel cognome sfuggente Ugo Via pareva un uomo mite. Non portava lenti e non aveva né peli né capelli. Glabro com’era, mancava di acume, non allacciava mai le scarpe e indossava le mutande al contrario. Di professione contabile, aveva problemi con le divisioni a tre cifre, soprattutto …

PREPOTENZA

Infestata di spezie, la cucina del Mediterraneo si apriva in fondo a un lungo corridoio. Arrivavi a metà e ti aggrediva, ti faceva lo sgambetto e finivi con il culo per terra. Sprezzanti, sopraggiungevano gli odori, ti giravano intorno nervosi, ti accerchiavano, chi dava spinte, chi assestava calci, un altro …

LIMPIEZA

Limpieza, disse Lourdes e si allagò di petto in un respiro. L’acquitrino ferveva di vita – un reflusso di girini, pinne, code e nell’aria tafani, filiformi libellule e sciarade di moschini, perfino in bocca che non facevano respirare bene. Ai fianchi, si guastavano le canne, ammucchiate in malo modo inzaccheravano …

INNESTI

Erano all’incirca gli anni ottanta e avevamo appena finito di piantare l’ultimo filare di fenicotteri. In meno di un mese sarebbe stato tempo di fioritura. In fondo, a valle, gemmavano gli struzzi, interrati a intervalli regolari, seguivano i kiwi e, per chiudere, due terrazze di fenicotteri in boccio. La vigna …

CARAPACI

Una fragranza di farina imbiancava l’aria. Fettuccine e sfoglie tese a seccare su un letto matrimoniale di strofinacci. Madama prese una chicchera e versò. Caffè, ne gradite, prima dell’ora del lustro?, chiese al messere. Intanto, quello ruminava e sputava e la terra masticata si ammucchiava davanti all’ingresso, tra la porta, …

SETTE VERTICALE

Non ho peli sulla lingua, disse Elide alla pettinatrice mentre quella con finto corno le scioglieva nodi e inghippi. Nel portariviste, Grand Hotel, patinato e a colori, tavole di capelli e gradazioni di tinte, dai rossi ai biondi ai neri bui, sulla testa la minaccia di un casco, retine e …

ALTERCHI

Scaracchiavano al secondo e ultimo piano, un raspare di suole, tafferugli di piscia di cane sullo zerbino e recriminazioni di tovaglie sgrullate a sproposito. Cose che capitano, sfiatò Limetta, incassato com’era nella poltrona. Briciole, disse ancora, prima che il Colonnello tuonasse di cavatappi, una forchetta, un tagliaunghie, un paio di …

STIMOLI

intanto il sole ammucchiava ombre agli angoli. Fausto, accaldato di polvere, superò il ponte, raggiunse la piazza attufata d’estate e si fermò incantato a guardare. In principio fu la gola, salì su impetuoso e irriverente, in fondo alla lingua, un tappeto sonoro a coprire e a fare eco, un’ola, uno …

METEO

si dice che di mosche e formiche, di scarafaggi e drosofile, di antenne e zampe, tra frinire di fratture scomposte e flapflap d’ali, s’imbastisce il giorno. è acqua ferma, aria nervosa, sifone che gorgoglia, un intrico di capelli ostruisce, a quanto pare, il defluire della stagione.

in-vertebrati

nell’aria che tira, guardo fuori e mi vedo dentro, sbircio dalla finestra dell’occhio sinistro e mi ritrovo, temporalesca e infeltrita. l’acqua colonizza i vuoti, lambisce i pieni, inchiostra cornicioni e mura perimetrali, tetti, strisce pedonali, si fa splendore sui divieti, sui sanpietrini, grigio e ventricoli, cirri e aderenze, nembi e …