AL LIMITE
Al limite, come in un gesto idiota, incidere nel muschio sopra il muro segni in una lingua a se stessi ignota, epigrafi né al passato né al futuro.
Al limite, come in un gesto idiota, incidere nel muschio sopra il muro segni in una lingua a se stessi ignota, epigrafi né al passato né al futuro.
A volte si ritorna nelle case di ieri in quelle del dopoterremoto o in qualche via sotto il Viale, di caseggiati di ferrovieri, mute eppure invase da voci, miracoli oppure segnacoli della tachicardia.
Disinvoltura ormai mostrano i morti, nel sonno unica traccia è quella voce che appena ieri di consigli accorti mi foderava, in un legno di noce tratto da luoghi alti, dove incerte sorti ingoio, al sole che mi cuoce. Da sempre fuori si sfiorano vicende all’insaputa dell’occhio di chi attende.
A mia difesa mani e cumuli di torti da agitare in tempo, anzi la resa frenetica, prima che sulla terra annuvoli, forti da brancolare contro, nell’attesa.
Ripartire dal sangue, dalla voce dei morti, riconoscerli in coro dietro il muro confinario, nel presente dei forti. Scavare il passato, mordere il futuro. (da Simulacri o teatri)
Scendevamo, dai monti verso il mare, verso i mari in battaglia dello Stretto, in alto c’era la calma da lasciare dal vicolo all’orizzonte netto. (da Simulacri o teatri)
Con occhi e mani mastri di mastrìa solenne, il ferraro il rimondatore l’ebanista e chi alzò perenne l’armacìa, le parole si piegano all’onore. (da Simulacri o teatri)
All’accorto cortiglio m’appagavo, di sarte, braccianti, lavandare, devoto a quel racconto ascoltavo del paese sul monte, in fronte al mare.
In segreto un segreto di sé si svuotava e diveniva la voce dell’estate nel paese, la croce di qualche mese, la virtù schiava, libera della più mascherata delle offese. (da Simulacri o teatri)
Questa notte solcava lo Stretto la bracciata forte di mio padre nuotatore – in lontananza gli avevo appena detto: oh, scorra scorra, oltre, questa rema d’assenza, quest’alterno dolore… (da Simulacri o teatri)