CON LA MONETA
Con la moneta corrente di un paesaggio i morti ci ripagano, non vanno, anzi, ritornano qui altrove nei paraggi, sul monte dietro il tetto, nel secolo e nell’anno.
Con la moneta corrente di un paesaggio i morti ci ripagano, non vanno, anzi, ritornano qui altrove nei paraggi, sul monte dietro il tetto, nel secolo e nell’anno.
Senza timore dei venti dell’inverno piantavano giardini in occidente d’aranci e di limoni nel millennio, materia-luce tra le mani, come niente.
A tempo e luogo, con questa icona o febbre dei luoghi nonluoghi lucori antelucani, bruciando tra sesta ora e nona, restandoci dentro, campandoci fuori.
Il maestro Gualtieri da Roccafiorita, un padre a tanti, sia pure senza figli, restava a pensione presso le ex-ragazze di vita, in una traversa di Cairoli, non ci meravigli.
Come andavano e vanno le donne nel paesaggio di ieri, nell’eterno anno – lo sguardo avanzava alle colline ad onde, onde di donne che non dicono ma sanno.
(geografia di mio padre) Mi dice: il trentottesimo parallelo passa sul Sant’Elia, fino ed oltre il Monte Kalfa, divisa la Corea – però sempre ci lascia all’inizio del mondo, all’alba e all’alfa.
Nel sonno armato, nel sonno-rappresaglia tornano e cosa vogliano, si chiede – a domanda non rispondono – nel sonno s’apre la faglia, nella crosta, la lava, il fuoco sulla landa.
Ci si abbassa, sotto il porticato, nell’ombra, sosta o fuga dal sole, ci si affaccia all’aperto del Bastione, al chiaro che è per sempre, al chiaro innato.
Prima o poi si arriva di fronte al mare, sulle colline della parola, che ricreo ogni volta, inesausto di quest’arrivare (nelle campagne dei morti si nasconde Orfeo).
Vecchi che a non dire “sbrighiamoci a morire” motivi buoni ne possono trovare, per esempio il tressette da finire, le spalle al monte, gli occhi fissi al mare.