PER POCO SALVI DALLA PAROLA BUIO
Per poco salvi dalla parola buio salvi sul bordo del precipizio, al limite la testa infilata nel buco della terra umida dell’inizio, dell’orifizio.
Per poco salvi dalla parola buio salvi sul bordo del precipizio, al limite la testa infilata nel buco della terra umida dell’inizio, dell’orifizio.
Solo e solo, mangiavo soltanto all’alba pane schietto, con la semenza, tutto era canto e tutto ora è scanto, nessuna fame, nessuna scienza. (da SIMULACRI O TEATRI, inediti)
Si sentono, o, almeno, si ha il sentore di sentimenti astratti dalla carne, simulacri o teatri del furore – i nostri padri non sapevano che farne. (da SIMULACRI O TEATRI, inediti)
Asciutta e secca voce a notte, rara, basta all’avara immersione nella fonte, frattanto che si guada la fiumara, il letto immenso al sole, l’acheronte.
Terrea giuliana e corona obesa di colline – non è deserto ma una folla infinita d’anime-foglie e felci senza confine, di muschio vellutato – di quell’unica vita. (da SIMULACRI O TEATRI, inediti)
Evoco o spunto il libro della febbre, padre che guardi asciutto all’oltremondo, il brivido, ora altrove, delle minute erbe, da cuocerci, col sale, un pane tondo. (da SIMULACRI O TEATRI, inediti)
Circe e circense da allora possiede, un motto oscuro alla bestiola incanta le voglie in salita, le lastimate prede, c’è da saltare il fosso, e il porco canta. (da SIMULACRI O TEATRI, inediti)
Se pesante è la terra, ne è segno la pesantezza del passo del prete zoppo – ci guarda e pronuncia che anche la volta celeste ci grava, anche troppo. (da SIMULACRI O TEATRI, inediti)
Ai miei cancelli ringhiano quei cani che ieri dominavano nei vicoli – sono per sempre cani del domani, sangue che mi disperse in mille rivoli. (da SIMULACRI O TEATRI, inediti)
L’anima del cacciavento, all’occhio della terra delle prede, Rapace sine pietate tinnisce si pasce Simula movimenti dell’aria come una fede Al volo immemore dei boschi anzi le asce