da I GIORNI QUANTI (7)

Un padre stava rilassato sulla sdraio e gli veniva voglia di insegnare qualcosa a sua figlia. Aveva pagato cinquemila, pensava bastassero per farsi ascoltare. Senti, papà, le rispondeva quella figlia, fammi godere le stelle.   Si potrebbe fare soldi vendendo quaderni, rimuginava, stancandosi di mettere a fuoco stelle che non …

da I GIORNI QUANTI (6)

Ci sono carte che reggono meglio l’umido e carte che lo soffrono particolarmente. Dirò di più, certe farfalline o insetti della notte sono superstelle. Che in più delle stelle, grazie ad una semplice lampada a gas, si muovono, ruotano, scompaiono. Dovrò rientrare, come carta sensibile all’umido della notte, o come …

da I GIORNI QUANTI (5)

Una calligrafia poco leggibile, una calligrafia indecisa. Chiedo: qual è il suo cognome? Giuseppe. Pippo. Il signor Pippo cerca l’acqua dopo avere deflorato con una precisa stretta di pugno un ramoscello di ulivo. L’arco di ramoscello che stringe tra le mani d’un tratto ha un’erezione. Qui c’è la sorgente, dice, …

da I GIORNI QUANTI (4)

Leggo sui giornali che anche a Pantelleria non c’è tranquillità, c’è rivugghiu. La gente si diverte con le persone importanti e il giorno dopo è sui giornali. Da queste parti uno si è innamorato del canneto mentre faceva pipì tra le canne. Pensava di essersi sottratto a occhi indiscreti e …

da I GIORNI QUANTI (3)

13 e 14. E’ ferragosto. Festa patronale qui, in questo paese arroccato sulla cime di un monte. Per fuggire il rumore siamo rimasti in spiaggia. Ma in spiaggia, anche alle 8 di sera, non c’è tranquillità. -Ti ricordi quando tuo padre ci proibiva di uscire, di allontanarci dal paese per …

da I GIORNI QUANTI (2)

Non vedo più il segno della matita. Solo un blues tra gli ulivi, lasciatomi in eredità da mia figlia per la sera. I topi non entrano in casa con questi cori. La luce elettrica non ce l’ho. Finché dureranno le batterie del registratore posso stare tranquillo.   Mia nipote oggi …

da I GIORNI QUANTI (1)

In questo diario di pochi mesi, scombiccherato tentativo di verificare le ragioni del vivere in città o in campagna, per me oggi ragioni referendarie – piccole esplosioni (le chiama un amico) che possono trasformare viali ipermoderni in rigurgito dionisiaco di arrangiamenti artigianali – non si sostengono tesi ma si registrano …

STORIE DEL SIGNOR JFK (64)

Non ci sono più, disse la pipì. Eppure JFK credette ce ne fosse ancora. E stiede. A guardare il vuoto, ad aspettare nel vuoto. Quella posizione statuaria gli piaceva. Lo alleggeriva dai pensieri, lo liberava dalle scadenze delle faccende di casa. Dalla fretta. Era il tempo di una delle tante …

IL PRIMO CAPRIOLO

Mio padre non sapeva disegnare. O meglio, qualcosa sapeva disegnare, essendo stato ladro e poi ragioniere, disegnava bene planimetrie di case, servendosi però di goniometro e righello. Da quando comprò il mio astuccio elementare, qualcosa in lui cambiò: scoprì i colori e la mano libera. A Natale finì di disegnare …

DAI BALCONI DELLA MIA CITTA’

Ero affacciato al balcone. Rimasto in città in un giorno di festa. Si sentivano gli uccelli piuttosto che le macchine. Non mi capita spesso di rimanere in città di domenica. Né di sentire gli uccelli. E mi viene voglia di conoscere i loro nomi, per potere informare chi mi viene …