da I GIORNI QUANTI (10)

Su, sino alla punta più alta della vigna che, se poi la peschiamo da là, abbiamo l’acqua per tutto il terreno. Precedere il poco tempo che resta. Una madre in spiaggia invita la figlia ad alzare gli occhi: guarda che tramonto. Veramente intramontabile madre, scherza la figlia e ritorna a …

da I GIORNI QUANTI (9)

Appena la caffettiera è sul fuoco, ho poco più di un minuto di cui approfittare. Capovolgo la tazzina, svito il barattolo dello zucchero, chiudo quello del caffè, guardo dalla finestra se il sole non mi ha preceduto, affibbio gli ultimi tre bottoni della camicia, con la punta del fazzoletto visito …

da I GIORNI QUANTI (8)

In una parte di se stesso che certo ancora poco conosceva voleva accettare quella stupida sfida di Gambino di fare a pugni, e la ragione era che quella parte di se stesso la conosceva così poco.   “Se fossi sano non mi ricorderei di niente.” Maurizio Maggiani. Ho letto molti …

da I GIORNI QUANTI (7)

Un padre stava rilassato sulla sdraio e gli veniva voglia di insegnare qualcosa a sua figlia. Aveva pagato cinquemila, pensava bastassero per farsi ascoltare. Senti, papà, le rispondeva quella figlia, fammi godere le stelle.   Si potrebbe fare soldi vendendo quaderni, rimuginava, stancandosi di mettere a fuoco stelle che non …

da I GIORNI QUANTI (6)

Ci sono carte che reggono meglio l’umido e carte che lo soffrono particolarmente. Dirò di più, certe farfalline o insetti della notte sono superstelle. Che in più delle stelle, grazie ad una semplice lampada a gas, si muovono, ruotano, scompaiono. Dovrò rientrare, come carta sensibile all’umido della notte, o come …

da I GIORNI QUANTI (5)

Una calligrafia poco leggibile, una calligrafia indecisa. Chiedo: qual è il suo cognome? Giuseppe. Pippo. Il signor Pippo cerca l’acqua dopo avere deflorato con una precisa stretta di pugno un ramoscello di ulivo. L’arco di ramoscello che stringe tra le mani d’un tratto ha un’erezione. Qui c’è la sorgente, dice, …

da I GIORNI QUANTI (4)

Leggo sui giornali che anche a Pantelleria non c’è tranquillità, c’è rivugghiu. La gente si diverte con le persone importanti e il giorno dopo è sui giornali. Da queste parti uno si è innamorato del canneto mentre faceva pipì tra le canne. Pensava di essersi sottratto a occhi indiscreti e …

da I GIORNI QUANTI (3)

13 e 14. E’ ferragosto. Festa patronale qui, in questo paese arroccato sulla cime di un monte. Per fuggire il rumore siamo rimasti in spiaggia. Ma in spiaggia, anche alle 8 di sera, non c’è tranquillità. -Ti ricordi quando tuo padre ci proibiva di uscire, di allontanarci dal paese per …

da I GIORNI QUANTI (2)

Non vedo più il segno della matita. Solo un blues tra gli ulivi, lasciatomi in eredità da mia figlia per la sera. I topi non entrano in casa con questi cori. La luce elettrica non ce l’ho. Finché dureranno le batterie del registratore posso stare tranquillo.   Mia nipote oggi …

da I GIORNI QUANTI (1)

In questo diario di pochi mesi, scombiccherato tentativo di verificare le ragioni del vivere in città o in campagna, per me oggi ragioni referendarie – piccole esplosioni (le chiama un amico) che possono trasformare viali ipermoderni in rigurgito dionisiaco di arrangiamenti artigianali – non si sostengono tesi ma si registrano …