da I GIORNI QUANTI (87)

Una risata piena. Da quanto non mi capitava di ascoltarla. Una risata senza senso, intelligente. Viene fuori dal mezzobusto non dalla testa. Squilla come una tromba finalmente intonata. Viene da sotto, ha un’eco. Sale le scale senza sudare e poi è già giù come per farsi inseguire. È una risata a …

da I GIORNI QUANTI (86)

“Trafugai tre o quattro torridi rullini e mi trascinai per Tijuana. Gesù o il Galoppino della Giungla non erano i giro. Trovai tafferugli terminali e riconobbi la Rivolta Rossa in ritirata. Muchachos malnutriti trascinavano torme di teste di taco. Marciavano salmodiando slogan sinistrorsi. Maneggiavano mitragliatori scarichi e soccombevano sotto le …

da I GIORNI QUANTI (85)

Qui, in terrazza, sembra che tutte le piante corteggino il vecchio frigorifero, ormai funzionante come sgabuzzino. Morto da sette anni. Ma è un Bosch. Fascino delle grandi marche. Fosse un Ariston il ficus beniamino avrebbe trotterellato verso l’angolo opposto, invece che strusciarvisi le spalle in deliquio. E inoltre, come tutti …

da I GIORNI QUANTI (84)

Mia figlia mi sveglia, mi porta nella sua stanza, mostrandomi un lombrico, in realtà un millepiedi sulla tenda. Ti rendi conto? Anche i lombrichi adesso. Ma che città è questa? Chissà quanta strada avrà fatto, penso. Anche piaghe da decubito alle pareti.

da I GIORNI QUANTI (83)

Ancora non sono un assassino, sogno di inseguire, sparare e uccidere sconosciuti che, appena morti, hanno la faccia di mio padre, i miei figli, “i meglio amici”. “Quando metto una maschera quello che il pubblico vede è il vero Jerry Lewis.” J. L.

da I GIORNI QUANTI (82)

Ho bisogno di piccoli piaceri. Uno al minuto, uno ogni centimetro, uno a grammo, non so, due al massimo. Tipo: c’è in cucina un cornetto dell’altro ieri. Lo osservo. Sembra ancora buono. Lo tocco. Il rigor mortis appena cominciato. Lo annuso. Un po’ di polvere di zucchero mi solletica le …

da I GIORNI QUANTI (81)

“Ce l’ha almeno cinque centimetri più lungo di quello di quel fango di Carlo. Oggi quasi trecento grammi in meno”, così nel diario di una ragazzina la ricerca di dio non ha speranza. Tento di diventare dio ogni giorno. Quando mi faccio la barba. Circa 9000 giorni che tento di …

da I GIORNI QUANTI (80)

Questa campagna è stupida senza mio padre. Quest’altra campagna è stupida senza mio suocero. I morti diventano dio a furia di rispondere col silenzio. E fanno sentire così stupide le campagne che hanno lasciato. Da dove dovrò ricominciare la mia vita. Scartando le ultime, stupide, disposizioni giuridiche.

da I GIORNI QUANTI (79)

Latte a vivi ormoni e uscita a perplessità. Perché non dovremmo capirci come quando al bar. E il bar cos’è? Il nuovo millennio? Verdura al napalm? Rivoluzione rospoidea? È possibile che ti ho incontrato all’Università? Ecco, io non userei questa espressione. Un quaderno, un omogeneizzato. Un barattolo di materia organica …

da I GIORNI QUANTI (78)

Posso spegnere il televisore a papà (stramazzato sul divano)? Il piacere di scrivere la vita. La retorica di Pirandello. “I vecchi e i giovani”. Finalmente liberato dalla misura, dalla necessità di dire le cose giuste. È ricominciato il film. Infatti il problema è soltanto quello di ricominciare senza porsi problemi. Il …